Karl Marx. La soggettività come prassi
Paolo Virno definisce Karl Marx un oggetto oramai esotico, e mi pare a ragione. Difficile infatti avvicinarsi oggi al lavoro di questo filosofo che, come tutti i lavori interessanti, è stato usato da più parti e sottoposto a notevoli torsioni secondo la bisogna. Immagini del pensatore di Treviri campeggiano sulle bandiere della Cina odierna così come, prima, su quelle dell'Unione Sovietica, e le sue intuizioni più tormentate hanno costituito fondamentali snodi del dibattito all'interno dei movimenti giovanili degli anni Settanta in Italia. Anche qui, con Paolo Virno: «Marx non è un punto di riferimento, ma è un terreno di battaglia, è quello che evangelicamente si definisce un segno di contraddizione, ovvero, esso è, come punto di riferimento, quasi inesistente» (Virno 2008, p. 84). Per questo è tanto più apprezzabile un lavoro come quello di Federico Chicchi, che non mira a ricostruire il pensiero di Marx, ma a metterlo, oggi, al lavoro.
Inattualità di Karl Marx
L'obiettivo del volume, infatti, è detto esplicitamente sin da subito: «[...] quella che intendiamo presentare nelle pagine seguenti è una analisi di alcuni concetti marxiani che pensiamo essere indispensabili per la comprensione dei processi di trasformazione sociale del contemporaneo». Il testo vuole lavorare sulla inattualità del pensiero di Marx, laddove per inattualità è da intendersi, in senso nietzschiano, il tentativo di leggere come «danno, colpa e difetto dell'epoca qualcosa di cui l'epoca va a buon diritto fiera» (p. 3; Nietzsche [1874] 1983, p. 260).
Chiave di lettura: prassi, feticismo, alienazione
La chiave prescelta dall'autore per soppesare questa inattualità risiede in una triade concettuale assai discussa: prassi, feticismo, alienazione. L'ipotesi di Chicchi è infatti che siano i concetti di feticismo e di alienazione a sorreggere l'antropologia marxiana e la sua filosofia della prassi, integrando la successiva critica dell'economia politica. Vorrei perciò concentrare queste poche righe sulla prima faccenda, anche se sarà in certa misura inevitabile, nonché opportuno, fare fugaci riferimenti alla seconda.
La critica a Hegel
La prima intuizione che dobbiamo prendere in considerazione, e che l'autore giustamente evidenzia, è rinvenibile già nella critica marxiana alla filosofia hegeliana del diritto. È noto il modo in cui il giovane Marx rilevi, nella costruzione di Hegel, una mistificante inversione tra soggetto e predicato. Facendo del sovrano, ad esempio, il predicato della sovranità, Hegel tratta una astrazione (la sovranità) come il soggetto reale, e il soggetto reale (il re) come il predicato. Una simile operazione occulta nientemeno che la assai concreta esistenza del sovrano, non funzionando perciò né come critica né come analisi. Essa è solo presa d'atto di uno stato di cose esistente, presa d'atto che, mascherata da analisi critica, ipostatizza la contingenza. Marx rimette perciò le cose al loro posto: il sovrano in carne e ossa torna a essere il soggetto concreto, la sovranità torna ad acconciarsi a predicato (Marx [1843] 2008). Solo così è possibile procedere con la critica dello stato di cose presente.
La scissione dei Manoscritti del 1844: citoyen / borgeois
La medesima operazione di disvelamento la ritroviamo nei Manoscritti economico-filosofici del 1844. Qui l'oggetto della critica marxiana è il concetto di cittadino. È questo il termine astratto che, di solito, si è portati a ritenere concreto. Così facendo, diviene possibile dire che la condizione materiale in cui vive un uomo è predicato della sua astratta cittadinanza. L'essere nullatenente o grande possidente è ciò che viene dopo, in quanto determinazione del cittadino. L'eguaglianza politica diventa la maschera dietro alla quale possono riprodursi i peggiori meccanismi di dominio e sopraffazione, senza che con ciò venga leso il diritto. È qualcosa che Marx aveva già abbozzato nella critica a Hegel:
Invece di fare della proprietà privata una qualità del cittadino dello Stato, Hegel fa della qualità di cittadino dello Stato, e dell'esistenza dello Stato e della mentalità pubblica, una qualità della proprietà privata (Ibid., p. 257).
Ma nei Manoscritti Marx procede a una ulteriore considerazione: l'uomo concreto, le cui condizioni materiali di esistenza sono mascherate dietro la qualifica di cittadino, si trova scisso in due; egli conduce una doppia esistenza, una in quanto concreto possidente/nullatenente e un'altra in quanto eguale ed astratto cittadino. (Id. [1932] 1977).
Forza-lavoro
Qual è infatti la situazione concreta che il concetto di cittadino tenderebbe a mascherare? Marx la precisa definitivamente con la sua critica dell'economia politica, e la si può sintetizzare così: la compravendita della forza-lavoro. Questo concetto marxiano è senz'altro tra i più noti, ma non perciò tra i meglio conosciuti. Per staccarlo da scenari ottocenteschi di fabbriche e telai oramai démodé, conviene pertanto ribadirne il senso e l'attualità con le stesse parole di Marx: per forza-lavoro è da intendersi «l'insieme delle attitudini fisiche e intellettuali, che esistono nella corporeità, nella personalità vivente di un uomo, e che egli mette in moto ogni qual volta produce valori d'uso di qualunque genere» (Marx [1867] 2009, p. 261).
Compravendita forzosa delle facoltà umane
Chicchi spende molte pagine per chiarire i modi in cui la forza-lavoro viene acquisita e venduta, quali siano i presupposti di questo scambio e le sue conseguenze. I presupposti sono ciò che la retorica astratta della cittadinanza tende appunto a mascherare, cioè che coloro che non possiedono che la loro forza-lavoro (il loro stesso corpo) sono costretti a venderla per sopravvivere. Questo processo ha conseguenze addirittura esistenziali, essendo causa del peggior esproprio cui si possa pensare: l'estrazione di plusvalore dal corpo vivo dell'uomo salariato provoca una alienazione della sua stessa prassi di semplice vivente umano. La sua attività non gli appartiene più, né tanto meno appartengono a lui i prodotti del suo lavoro.
Merce e valore, feticcio e alienazione
Sono i concetti di merce e di valore a funzionare da cardini del discorso marxiano così come ce lo riporta Chicchi. È il fatto che la forza-lavoro possa essere trattata alla stregua di una merce qualsiasi che conduce direttamente al lavoro alienato. Così come l'uomo reale viene scisso in due dall'astratta categoria di cittadino, così le “cose” acquisiscono un doppio statuto dacché diventano merce: da un lato sono quel che sono, con il loro valore d'uso, ma dall'altro contengono un nucleo mistico e insondabile, ovvero il loro valore di scambio. Dunque è la possibilità di trattare le facoltà psico-fisiche dell'uomo come fossero una merce con il suo valore di scambio che provoca il fenomeno della scissione del vivente, del suo esproprio, della sua alienazione da se stesso. La prassi umana, oramai divenuta feticcio perché trattata come merce, si staglia davanti all'uomo come cosa non sua. È la sua stessa vita a non appartenergli più.
Oltre Marx
Questo è l'insegnamento marxiano che Chicchi vuole di nuovo proporci in questo libro, e questo è il motivo per cui non si può, neanche oggi, fare a meno di Marx. Ma certo l'autore dice bene quando afferma che è necessario ripartire dall'analisi marxiana per andare oltre. Oggi il processo di estrazione di plusvalore non viene più, almeno non in via privilegiata, perpetrato attraverso il lavoro salariato così come lo abbiamo conosciuto. Sembra ad esempio aver perso di vigore la distinzione marxiana tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, nella misura in cui oggi le caratteristiche che rendono un lavoratore professionale vengono acquisite in larga misura all'interno del più ampio tessuto sociale, all'interno dello stesso generico relazionarsi umano.
Attualità dell'inattuale: Marx per l'oggi
Questo non toglie però vigore all'analisi marxiana, né alla sua filosofia della prassi né al modo in cui la integra con la sua critica dell'economia politica. Le categorie astratte non hanno cessato di mascherare le esistenze reali, e il concetto di forza-lavoro può ancora funzionare da chiave di lettura del contemporaneo assieme alle due conseguenze che si porta dietro: feticismo e alienazione. Oggi più che mai, infatti, la stessa prassi umana è una merce; oggi più che mai vengono messe a profitto le semplici e vitali facoltà umane (Mazzeo 2016). Chicchi ha ragione: Marx è, ancora oggi, indispensabile. A patto però di non trattarlo come un monumento o un soprammobile, di non metterlo sotto una teca museale una volta ripulito con piglio da filologo. Marx non va solo ricostruito, va usato.
Chicchi, Federico (2019) Karl Marx. La soggettività come prassi. Milano: Feltrinelli, pp. 176.
Bibliografia, riferimenti e suggerimenti di lettura
- Fineschi, Roberto (2006) Marx e Hegel. Contributi a una rilettura. Roma: Carocci.
- Hancox, Dan (2013) Marinaleda. La utopía de un pueblo. Barcelona: Deusto.
- Jaeggi, Rahel [2005] (2017) Alienazione. Attualità di un problema filosofico e sociale. A cura di Giorgio Fazio. Roma: Castelvecchi.
- Marx, Karl [1843] (2008) Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico. Trad. di Galvano della Volpe, con aggiunte di Clio Pizzingrilli e prefazione di Antonio Negri. Macerata: Quodlibet.
- [1932] (1977) Manoscritti economico-filosofici del 1844. A cura di Galvano della Volpe. Roma: Editori Riuniti, pp. 142-278.
- [1867] (2009) Il capitale. Libro primo. A cura di Aurelio Macchioro e Bruno Maffi. Torino: UTET.
- Mazzeo, Marco (2016) La neotenia al lavoro. Intervento tenuto l'11 novembre presso l'Università degli Studi di Firenze.
- Nietzsche, Friedrich Wilhelm [1874] (1972) Sull'utilità e il danno della storia per la vita. Considerazioni inattuali II. In La nascita della tragedia. Considerazioni inattuali, I-III, Vol. III tomo I delle Opere di Friedrich Nietzsche. Milano: Adelphi, pp. 257-355.
- Olea, Manuel Alonso (1984) Las raíces del trabajo alienado en Carlos Marx. En «Anales de la Real Academia de Ciencias Morales y Politicas», n. 61, pp. 37-58.
- Petrović, Gajo (1963) Marx's Theory of Alienation. In «Philosophy and Phenomenological Research», vol. 23, n. 3, pp. 419-426.
- Virno, Paolo (2008) Forza lavoro. In Lessico marxiano. Concetti per ripensare il presente. Roma: Manifestolibri, pp. 82-90.
Pubblicato Monday 30 December 2019
Modificato Thursday 2 January 2020