LiberCensor

Da anni è stato oramai notato che l'attuale sistema produttivo mette direttamente a profitto alcune caratteristiche invarianti della specie Homo sapiens: la sua coazione all'apprendimento continuo, la performatività del suo linguaggio verbale, le sue capacità di accordo e coordinamento, la facoltà che ha di comprendere le aspettative altrui, il suo provare pulsioni e passioni spesso ambivalenti. Non sono dunque più chiari alcuni confini classici, come quello tra l'economico e il sociale o quello tra il pubblico e il privato. Per comprendere come oggi si produca valore di scambio è dunque necessario rinnovare la nostra cassetta degli attrezzi; bisogna essere disposti a una sorta di archeologia del contemporaneo che non disdegni di cercare le fonti dell'odierno plusvalore tra le nostre più naturali inclinazioni e tra i più comuni fenomeni umani. Il libro di Marco Mazzeo è un tentativo che si sviluppa esattamente in questa direzione.

 

Storia naturale

 

Il volume è un cantiere a cielo aperto in cui l'autore prova a costruire le fondamenta di un edificio teorico che dovrebbe rinnovare la tradizione del materialismo storico, e che porta il nome di storia naturale (cfr. Virno 2003). Più che una nuova corrente o disciplina il sintagma riassume un metodo, indica il punto verso il quale Mazzeo invita a guardare: il campo di tensione tra ciò che è storico (transeunte, contingente) e ciò che è naturale (da sempre, necessario). La partita si gioca tutta in quest'area di compenetrazione, che viene messa a profitto dal capitalismo contemporaneo e che si manifesta in una serie di fenomeni, umili o eclatanti che siano. Fenomeni storici, le cui condizioni di possibilità vengono però in primo piano.

 

Cogliere i sintomi

 

L'autore chiama sintomiquesti tasselli di cui si mette in cerca: «Potremmo definire così ogni fenomeno che, suo malgrado, incarna una forma trascendentale dell'esperienza; ogni dato empirico che, a prescindere da intenti o propositi, incarni una invariante della specie […]» (p. 11). Sotto la lente di Mazzeo finiscono perciò gli oggetti più disparati: dalla considerazione cinematografica dell'autismo alla notorietà della figura dello zombie, dal diktat lavorativo della formazione permanente alle affinità contemporanee tra lavoro e gioco. Questo compito di rilevazione dei sintomi è fondamentale per una storia naturale, ma è un compito mastodontico che richiederebbe l'acribia minuziosa del collezionista appassionato. Mazzeo si limita perciò a rintracciare alcuni fenomeni significativi che possano fungere da esempi per la scoperta di ulteriori sintomi. Il punto d'onore del libro, infatti, non sta tanto nel trovare una lista più o meno esaustiva di contingenze interessanti, bensì nel costruire le mappe e le bussole usando le quali è possibile scovarle. La fucina dell'autore non produce merci, potremmo dire, ma mezzi di produzione; non pepite, ma utili setacci.

 

La mappa 

 

Il primo mezzo di produzione che Mazzeo mette a punto, cioè la mappa propriamente detta, è lo stesso concetto di storia naturale. Tenere per fermo che i sapiens sono animali biologicamente storici ci evita infatti disdicevoli passi falsi. Anzitutto quello di cercare nelle manifestazioni storiche una diretta conseguenza delle invarianti biologiche. La negazione linguistica, ad esempio, può portare a proferire frasi del tipo "questo non è un uomo, uccidilo", ma può allo stesso tempo imbastire la risposta ribelle del sottufficiale: "No". La negazione in quanto invariante non ci dice nulla sui suoi usi storici (cfr. Virno 2013). È proprio questo, invece, il passo falso cui ci vorrebbero indurre gli spettri del neoliberismo quando sostengono, spesso con la supponenza di coloro che la sanno lunga, che il sistema di produzione contemporaneo sarebbe la diretta espressione della nostra natura, e che dunque sarebbe quello definitivo.

 

Prima bussola: neotenia 

 

Per orientarsi all'interno di questa mappa, l'autore ci propone poi una serie di utili concetti-bussola che esemplificano il nostro essere biologicamente storici e che possono aiutarci a rinvenire sintomi. Il primo è quello di neotenia. Si tratta di un concetto biologico, e denota una caratteristica carenza di specializzazione morfologica che può essere combinata con un relativo ritardo della maturazione sessuale dell'organismo. Un animale neotenico è un animale la cui strategia di adattamento non è imperniata sulla specializzazione biologica rispetto a un ambiente specifico, ma che al contrario profitta di una certa ampiezza di possibilità di azione all'interno di ambienti differenti. Ed ecco il punto: Homo sapiens è una specie neotenica, la più neotenica tra le specie della sua stessa classe: «La neotenia è il sistema biologico, cioè non storico, che richiede soluzioni storiche al problema della sopravvivenza» (p. 65; cfr. Gould 1977). Per avere l'idea di un sintomo storico rintracciabile a partire da questo quadro biologico, si pensi all'insistenza odierna sulla necessità della formazione permanente: abituatevi a non avere abitudini.

 

Seconda bussola: inibizione e sostituzione

 

Un secondo concetto-bussola è senz'altro quello di inibizione e sostituzione dello stimolo. Dinanzi a uno stimolo qualunque, come la percezione visiva dell'esser bianco di un muro, il sapiens può allontanare da sé lo stimolo percettivo e, ad esempio, vedere il bianco del muro ma non dire "bianco". Questa particolare relazione che abbiamo con i nostri stimoli consente una loro sostituzione, come per il bambino che dapprima grida per il dolore e che però impara, poi, altri comportamenti verbali che sostituiscono il grido (cfr. Wittgenstein [1953] 1967). La possibilità di inibire e sostituire lo stimolo è biologica, ma ci impone una entrata nella storia. La sostituzione ha infatti due caratteristiche salienti: da un lato è contingente e non si può dedurre direttamente dallo stimolo ("Ho dolore", "Que dolor", "Damn"); dall'altro essa è precaria, mai definitiva, sia perché è rimpiazzabile con altre possibili sostituzioni sia perché in qualsiasi momento può riemergere l'originario grido di dolore. Inibizione e sostituzione sono dunque due obblighi biologici che ci impongono continui mutamenti storici. Il sintomo relativo al quale Mazzeo propone di pensare è la precarietà del lavoro contemporaneo, ma si può anche guardare alla flessibilità richiesta per sapersi destreggiare nei più vari contesti lavorativi: saper regolare le proprie reazioni, saper modulare il linguaggio, saper inibire stimoli non significativi. Si tratta di capacità oggigiorno necessarie al fine di essere, come si dice, professionali.

 

Una cantiere aperto

 

Non sono queste le uniche bussole che Mazzeo ci offre. Fanno parte del libro anche altri personaggi, nessuno nel ruolo di semplice comparsa: aggressività, uso, nomi di massa (nomi che non conoscono la distinzione tra plurale e singolare, come "acqua" e "latte"; su quest'ultimo punto, cfr. anche Mazzeo 2009). Impossibile, qui, renderne conto. Il lettore dovrà avventurarsi di persona tra le pagine di questo libro che assomiglia in tutto a una mappa ancora in fieri, frammentata tanto quanto la porzione di mondo che tenta di rappresentare. Per tener fermo il timone e non perdersi in mezzo a questo mare magnum basterà avere sempre presente il tentativo che ha guidato l'autore, e che delinea un programma di lavoro pregno di sviluppi: imbastire una storia naturale per scovare i punti di applicazione del capitalismo contemporaneo.

 

Marco Valisano

 

Mazzeo, Marco (2019) Capitalismo linguistico e natura umana. Per una storia naturale. Roma: DeriveApprodi, pp. 226.

 

Bibliografia, riferimenti e suggerimenti di lettura

  • Bolk, Louis [1926] (2001) Il problema dell'ominazione. A cura di Rossella Bonito Oliva. Roma: DeriveApprodi.
  • Gehlen, Arnold [1940] (2010) L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo. A cura di Vallori Rasini. Milano; Udine: Mimesis.
  • Gould, Stephen (1977) Ontogeny and Phylogeny. New York: Belknapp.
  • Mazzeo, Marco (2009) Contraddizione e melanconia. Saggio sull'ambivalenza. Macerata: Quodlibet.
  • Virno, Paolo (2003) Quando il verbo si fa carne. Linguaggio e natura umana. Torino: Bollati Boringhieri.
    • (2013) Saggio sulla negazione. Per una antropologia linguistica. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Wittgenstein, Ludwig [1953] (1967) Ricerche filosofiche. A cura di Mario Trinchero. Torino: Einaudi.

Pubblicato Sunday 20 September 2020

Modificato Monday 7 February 2022


Marco Valisano

Marco Valisano

Nato nel 1987, laureato in storia nel 2013 e in scienze delle religioni nel 2017, adesso sono dottorando dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e sto portando avanti un progetto in antropologia filosofica e teoria delle istituzioni.




Commenti