Oliver Sacks
Oliver Wolf Sacks nasce a Londra nel 1933 e muore negli Stati Uniti nell'agosto del 2015. Formatosi in Inghilterra, Sacks comincia la sua attività di neurologo nel 1965, a New York, presso il Beth Abraham Hospital. Tra il 1966 e il 1991 ricopre il ruolo di consulente neurologico per lo Psychiatric Center del Bronx. Negli stessi anni, Sacks avvia le proprie sperimentazioni sull'LSD e contemporaneamente presta servizio come medico e docente all'Albert Einstein College of Medicine e alla New York University School of Medicine, fino al 2007 quando passa alla facoltà di neurologia e psichiatria della Columbia University. Ad ogni buon conto, dal 2012 Sacks è di nuovo in servizio presso la New York University of Medicine.
I casi di cui Sacks si occupa sono molteplici: encefalite letargica, epilessia, Asperger, sordità. La grande capacità di questo medico e accademico britannico è stata quella di essere in grado di trasformare i casi clinici da lui seguiti in altrettanti casi letterari, capaci di divenire poi bestsellers. In un articolo dedicato a Sacks da The Guardian, Seeing double, si ricorda come lo stesso Sacks guardasse a se stesso come a un wolf boy, a un licantropo, capace di vivere contemporaneamente due vite separate. Notte e giorno. Accademico, neurologo e scrittore. Le pagine di Sacks sono piene di pathos, coinvolgimento, oltre che di riflessione serrata sui temi trattati e sul loro valore per la ricerca scientifica. Un esempio significativo in tal senso è il suo Vedere Voci. Un viaggio nel mondo dei sordi. Nel trattare un tema delicato come la sordità e inserendosi nel dibattito sulla presunta esistenza di un'etnia sorda in senso proprio, Sacks riesce a far emergere, tra le considerazioni di ordine tecnico/scientifico, la cogenza delle rivendicazioni politiche dei giovani Sordi della Gallaudet University, coscienti dell'ingiustizia di essere subordinati in ruoli sociali subalterni.
In un testo come Vedere Voci la doppia natura di questo novello Dr. Jeckill e Mr. Hide emerge anche dal punto di vista della metodologia di lavoro scelta. Sacks non è ingenuo o ignorante in materia di sordità, e bada bene a ricordare al lettore che il proprio manoscritto ha ricevuto l'imprimatur dai massimi esperti in materia. Tuttavia, il neurologo britannico rivendica una certa libertà di movimento: «Io sono un outsider: non sono un sordo, non uso la lingua dei segni e neppure ne sono interprete o insegnante, non sono un esperto dello sviluppo infantile, e non sono nè uno storico nè un linguista. Io sono un estraneo a queste cose: sono privo di una specifica competenza o esperienza, ma anche, spero, di pregiudizi, di interessi particolari, di animosità» afferma Sacks (p. 17). Si tratta di una volontà di ricerca composita, intrepida, che gli permette di mettere al centro il suo oggetto di studio, i Sordi, in questo caso specifico, e di partire da questo per fondare qualsiasi ipotesi di lavoro.
Il tentativo di Sacks di operare in regime di libertà dagli steccati disciplinari gli ha procurato non poche critiche da parte di esponenti noti della comunità scientifica, forse non a caso. In definitiva, dunque le sue opere ci lasciano in eredità anche una riflessione metodologica da tenere in gran conto: il framework teorico in cui si opera è certo un mondo di diritti e doveri che lo studioso deve scegliere di abitare, pur di riuscire a capire qualcosa dei fenomeni che vorrebbe studiare. Questo non è certo peccato, ma occorre far attenzione a quello che, con più veemenza, ci viene richiesto in un’ottica accademica nella quale molto spesso conoscere, avere esperienza di studio e di letture, deve significare necessariamente un’adesione a quanto già detto sul tema nella forma di una implicazione preterintenzionale.
Erika Petrocchi
Si dice spesso che l'unica cosa certa, nella vita, è la morte. Meno frequente, ma altrettanto sensata, è la constatazione che per morire bisogna pur nascere. Oramai prossimo alla fine, Sacks prova qui a raccontarci la sua esperienza. E ne tira le somme
Oliver Sacks conduce un viaggio alla ricerca del Sordo che si "cela" dietro alla sordità . Un impegno questo, che vale la lettura di un testo definito, in primis da chi lo bistratta, un classico-oramai.