LiberCensor

Helmuth Plessner


Helmuth Plessner (1892-1985) figura a pieno titolo tra i padri fondatori dell'antropologia filosofica, assieme a Max Scheler e ad Arnold Gehlen. Figlio di un medico, inizialmente segue le orme paterne e si iscrive alla facoltà di medicina dell'Università di Freiburg. I suoi interessi sono però ampi, e contemporaneamente agli studi di medicina inizia a prendere confidenza con la filosofia. Spostatosi in seguito a Göttingen, ha modo di frequentare le lezioni del fondatore della fenomenologia, Edmund Husserl, e inizia a studiare assiduamente Immanuel Kant.

 

Le indagini di Plessner prenderanno l'abbrivio da una critica del dualismo tra spirito e natura (oggi diremmo tra psiche e soma, oppure lo etichetteremmo, più alla moda, come mind/body problem). La vita umana è stata in genere sempre considerata come caratterizzata da questi due principi, tra loro disgiunti. Per non rimanere che a un esempio, si prendano queste righe kantiane: «La consocenza fisiologica dell'uomo ha di mira l'indagine di ciò che la natura fa di lui, mentre quella pragmatica mira a indagare ciò che egli, in quanto essere che agisce liberamente, fa ovvero può e deve fare di se stesso» (Kant [1798] 2010, p. 99). Plessner ritiene che, nonostante le differenze, si possa dire che Kant incarni una tradizione dualista tanto quanto il pensatore dualista per eccellenza, Cartesio. Questo la direbbe lunga sulla forza del dualismo come principio epistemolgico.

 

È proprio al fine di mettere a punto una teoria unitaria della vita, che non scinda più l'uomo in due e non lo separi più così nettamente dagli altri animali, che Plessner porta avanti le sue ricerche sulla costituzione e il funzionamento degli organi di senso, come in Kritik der Sinne e nel successivo Antropologia dei sensi. Ma l'opera che rimane in ogni senso centrale a tal proposito rimane I gradi dell'organico e l'uomo. Uscita nel 1928, ovvero lo stesso anno de La posizione dell'uomo nel cosmo di Max Scheler (dal quale Plessner verrà apertamente e ingiustamente accusato di plagio), al suo interno si trova un tentativo di definizione della vita organica in quanto tale, per poi poter riuscire a stabilirne i gradi. La vita organica viene da Plessner distinta da quella inorganica in base al concetto di "posizionalità": mentre la pietra semplicemente sta, un essere si posiziona rispetto all'ambiente. Quel che caratterizza il grado organico dell'umano è una posizionalità eccentrica, un decentramento costitutivo del centro posizionale. È questa caratteristica che, in perfetta continuità con il mondo animale e senza scindere l'uomo in due entità, consente la messa in forma di quello che è stato chiamato spirito. Dunque non si tratta più, in Plessner, dell'esistenza di un che di spirituale che si fa valere all'interno del corpo e al di fuori, ma di un corpo costituito in maniera tale che, come scrive in Antropologia filosoficatra le sue possibilità vi sia lo spirito.

 

La possibilità dello spirito, e dunque la posizionalità eccentrica, ha delle chiare conseguenze etico-politiche. Plessner ne tratta in maniera esplicita in Potere e natura umana, nel quale si confronta con le tesi di Carl Schmitt sulla natura del potere. L'uomo è un essere costantemente perturbato dalla propria eccentricità, ed è questa la base sulla quale collocare ogni discorso sullo sviluppo e il mantenimento delle varie forme di potere, leggibili come un tentativo forzoso (e conflittuale) di stabilizzazione posizionale.

 

Marco Valisano

 

Recensioni di Helmuth Plessner


Antropologia filosofica

Due scritti brevi, ma tutt'altro che agili. Rischiano di risultare davvero ostici per chi non abbia confidenza col percorso di Plessner e con le tesi dell'antropologia filosofica. La tematica politica che qui traccio può però servire da filo conduttore